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Prefazione | cliii |
Ora dunque, lui morto, che cosa resta a me, assuelus ridere semper? Nient’altro che piangere: nil, nisi flere! — E a uno che gli fa l’onore di credere ch’egli sia sempre il buon patriotta Pasquino, e che pianga per le discordie d’Italia, no, no (risponde), io piango il mio padrone:
Viator.
Discordem Italiam luget Pasquillus in urbem; |
Responsio Pasquilli.
Non haec infestis lachrimis mea pectora vessant, |
Ripensando poi alla risoluzione di Didone in Virgilio:
Vixi, et, quem dederat cursum fortuna, peregi. . . |
anche lui esclama:
Vixi, et, quae dederat dominus mihi lustra, peregi: |
Ma questa non è altro che una fugace velleità d’imitazione. La voglia di non morire e di continuare a ridere fa capolino anche tra i funebri pensieri, e dietro la gratitudine pel morto:
Gratia diis et qui me saxo hic condidit alto: |
Il 25 aprile del 1512, durante cioè la Lega Santa e quattordici giorni dopo la battaglia e il sacco di Ravenna, Pasquino, ch’era passato sotto la protezione del Cardinal d’Inghilterra, fu vestito da Marte. Due raccolte abbiamo dei Carmina, che gli furono apposti in