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clii Prefazione

e uno anche spagnuolo) son tutti in rimpianto e in lode del Cardinale:

Haec est illa dies qua tu, Pasquille, solebas
   Romulidum fìeri delitiae atque ioci ...
Sed nunc atra dies; nunc haec moestissima lux est,
   Quae nec delitias, nec dabit ipsa iocos . . .
Occidit heu tanto qui te exornabat honore:
   Occidit et musis qui favor unus erat.

E Pasquino ai Romani:

Propter vos toties feci metamorphosin: at nunc,
   Pasquillus causa fletque doletque sua.

— Per voi io mi son già trasformato in Saturno, Mercurio, Bacco, Marte e perfino in Giove e in Spagnuolo (Celtiber ipse fui), tanto che lo stesso Proteo n’ebbe invidia:

Invidit Protheus, quanquam deus aequoris esset.1

Ma chi mi trasformò in tutti questi modi e mi diede l’eternità, fu appunto il Caraffa:

Ille mihi variis formaverat ora figuris
Annua: et aeternum vivere posse dedit.


  1. Le trasformazioni accennate qua e là ne’ Carmina del 1510 e 1511 sarebbero, a tutto il 1510 e se io le ho contate bene, nientemeno che diciassette: cioè, oltre le sopra notate, quest’altre: in Flora, Atlante, Minerva, Astrea, Venere, Cerere, Genio, Febo, Arpocrate (nel 1508, parrebbe), Giano (1509), Ercole (1510). Sicchè si comincerebbe dal 1494, sette anni prima che la statua fosse alzata sul piedistallo! Ma è probabile che alcune siano entrate ne’ Carmina come semplici licenze poetiche, o fors’anco che ne siano state fatte realmente delle straordinarie, oltre quella solita del 25 d’aprile, come in seguito se ne fece una a’ 4 dicembre del 1571 per il trionfo di M. A. Colonna, e altre per i solenni possessi de’ Pontefici. Non potendo quindi da codesti accenni ricavarsi nulla di sicuro, non mi son dato pensiero di verificare se ce ne fosse altri ne’ Carmina anteriori e posteriori al 1510-11.