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Prefazione | cxlix |
nalis Neapolitani, de obitu Pape [Alessandro VI], si recedat ab Urbe; quod sine mora per totani Urbem divulgatum est, et fuerunt eodem mane similes cedule in pluribus locis per Urbem affixe hujusmodi tenoris:
Predixi tibi Papa bos quod esses. |
E Agostino Vespucci, il 25 dello stesso mese, raccontava al Machiavelli come la satira fosse stata composta proprio nelle anticamere papali ("aveduti corteggiani!„), e gliene esponeva il senso e gli effetti: "Alli dì passati sendo il Papa in fregola di voler ire a spasso, et sendo in camera del Pappagallo uno circulo di 5 in 6 docti (chè invero ce ne è assai, benchè anche degli scelerati et ignoranti), ragionando et di poesia et astrologia etc, uno di loro fu che dixe esser solo uno a Roma ad chi il Papa prestava fede in astrologia, et costui havere male, et è in miseria et povertà per la gran liberalità di questo Principe. Et il Fedra dicendomi costui havere predicto al Papa che saria pontefice, sendo ancora cardinale, li mossi che si vorria fare qualche procnostico sine auctore, et lasciarselo cadere, et ita factum est. Prima ci partissimo di lì, questi 3 versolini furon facti... La
- ↑ Ediz. curata dal Thuasne; Parigi, 1883-85; tom. III, pag. 157. — I tre versi sono dati scorrettamente da tutti i Mss. del Diario, o anche dalla lettera del Vespucci. Il Thuasne li ha corretti, raffrontando questa con quelli. Ma a me pare che, mettendo, come fa lui nel Diario, la virgola prima e dopo Papa, o mettendola prima e dopo bos, come fanno nella lettera del Vespucci, il Villari (Machiav., I, 583) l’Alvisi (Lett. Machiav., pag. 40), si tolga un’ambiguità molto spiritosa, por la quale il verso può intendersi in tre modi: Ti predissi che saresti un Papa bue; Ti predissi, o Papa, che saresti un bue; Ti predissi, o bue, che saresti Papa. Il soprannome di bos a Papa Alessandro, derivatogli dal bue del suo stemma, era comunissimo: s’incontra, per esempio, altro quattro volte negli epigrammi scritti nel luglio del 1502 alla morte del Cardinale di Modena, e riferiti dallo stesso Burcardo (tom. cit., pag. 215-18).