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cxlvi Prefazione

da solo (e lo dico con la maggior serietà!) a compensare il nuovo papa della perdita del temporale.

Ma in quattro secoli di vita, Pasquino empì tutto il mondo della sua fama: appunto perchè il nemico ch’egli combatteva era un’istituzione mondiale.

Il Papato gli lasciò sul principio una certa libertà di parola; perchè Roma allora, secondo una frase di Alessandro VI, il quale non approvava l’intolleranza del figliuolo Cesare, era terra libera, dove si aveva consuetudine de dire et de scrivere corno l’homo vole1. Si può anzi affermare che il Papato cercasse di cattivarsi Pasquino, precisamente come fanno ora i governi liberi co’ giornali, di cui egli teneva il luogo. Chi primo infatti, nel 1501, lo fece collocare sopra un piedistallo a un angolo del Palazzo Orsini (dove poi sorse quello de’ Braschi), fu il pezzo più grosso del Sacro Collegio, Oliviero Caraffa, che abitava in codesto palazzo, ed era cardinale fin dal 1467; e comandò, col titolo di legato, la flotta papale che nella guerra contro il Turco (1471-74) operava d’accordo con la veneziana; e fu de’ pochissimi, che nell’elezione d’Alessandro VI non si bruttassero di simonia;2 e papeggiò in quattro o cinque conclavi. Oliverij Carafae beneficio hic sum, Anno salutis M.D.I.: così diceva un’iscrizione Ad Pasquillum,3 che venne forse tolta allorché demolendosi il Palazzo Orsini per fabbricar quello dei Braschi, il 14 marzo 1791 la statua "fu levata dal suo antico piedestallo e posta sopra il nuovo, espressamente eretto al cantone opposto,„ di dove poi, terminato il Palazzo Braschi, fu riportata nel suo antico luogo4.


  1. Dispaccio dell’oratore ferrarese, 1 febbr. 1502, in Gregorovius, Op. cit., vol. VII, pag. 544, nota.
  2. Infessura, Diario; ediz. dell’Eccard, col. 2009.
  3. Schradero, Monum. Italiae; Helmaestadii, 1592; pag. 218v
  4. Diario Ordinario di Roma, 19 marzo 1791. Sbaglia, dunque, il Gregorovius (vol. VII, pag. 830, nota 1), affermando che nel 1791 fosse posta nel luogo dove ora si trova.