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cxlii Prefazione

teriali, non era tenuto conto niuno, nè a loro data pena ninna, o malavoglienza portata di ciò dalla gente. Anzi, se aveniva che alcun per nobiltà, o per dottrina, o per altro riguardevole raccontasse cosa non ben fatta d’alcun maggiorente, per ischifare l’odio di colui, che si potesse riputare offeso dalle parole sue, et potesse nuocergli, si faceva scudo della persona di maestro Pasquino, et de’ suoi garzoni, nominandogli per autori di simile novella, in tanto, che in processo di tempo passò in usanza commune, et quasi in proverbio vulgare l’attribuire a maestro Pasquino ciò, che cadeva nell’animo a ciascuna maniera d’huomini di palesare in infamia de’ capi ecclesiastichi et secolari della corte. Ma poscia, morto lui, avenne, che lastricandosi, o mattonandosi la strada di Parione, una statua antica di marmo in parto tronca et spezzata, figurativa d’un Gladiatore, la quale era mezza sotterrata nella via publica, et col dosso serviva a’ caminanti per trapasso, acciochè non si bruttassero i piedi nelle stagioni fangose, fu dirizzata in piede per me’ la bottega, che fu di maestro Pasquino, perciochè giacendo, come faceva prima, rendeva il lastricamento o il mattonamento meno uguale, et men bello. Alla quale essendo dal popolo imposto il nome di colui, che quivi vicino soleva dimorare, et dinominandosi maestro Pasquino, gli aveduti corteggiani, et cauti poeti di Roma, non si scostando dall’usanza già invecchiata di riprendere i difetti de’ grandi huomini, come divulgati da maestro Pasquino, a quella assegna,rono et assegnano i sentimenti della lor mente, quando vollero vogliono significar quello, che non si poteva o non si può, facendosene autori, raccontare o scrivere senza evidente pericolo….„1


  1. Castelvetro, Ragioni d’alcune cose segnate nella Canzone di messer Annibal Caro; pag. 141-42 dell’ediz. di Venezia, 1560, che in questo passo è del tutto identica all’altra, senza nome d’autore e senza luogo e data, che si crede la prima e fatta in Modena nel 1559.