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70 giovanni boccaccio.

Commedia si sostiene, a rispetto tlell’alto e maestrevole stilo litterale che usa ciascliediin alti’o poeta, è sozzo, come che egli sia più che gli altri bello e agli oilienii ingegni con forme. L’andare queto significa l’umiltà dello stilo, il quale nelle coiimiedie di necessità si i-ichiede, come color sanno che intendono che vuol dire commedia. Ultimamente dico, che la voce del paone è orribile; la quale, come che la soavità dello parole del nostro Poeta sia molta quanto alla prima apparenza, sanza niun fallo a chi bene le midolle dentro raguarderà, ottimamente a lui si confà. Chi più orribilmente grida di lui quando con invenzione acerbissima morde le colpe di molti viventi, e quelle de’ preteriti castiga ? Qual voce più orrida che quella del castigante a colui ch’è disposto a peccare ? certo ninna. Egli a un’ora colle sue dimostrazioni spaventa i buoni e contrista i malvagi; per la qual cosa quanto in questo aopera, tanto veramente orrida voce si può dii’e avere. Per la qual cosa, e per l’altre di sopra toccate, assai appare, colui che fu vivendo pastore, dopo la morte essere divenuto paone, siccome credere si puote essere stato per divina spirazione nel sonno mostrato alla cara madre. Questa esposizione del sogno della madre del nostro poeta conosco essere assai superiìcialmente per me fatta; e questo per più cagioni. Pi-imieramente, perché forse la sufficienza che a tanta cosa si richiederebbe, non ci era; appresso, posto che stata ci fosse, la principale intenzione noi patia; ultimamente, quando e la sufficienza ci fosse stata e la materia l’avesse patito, ei-a ben fatto da me non essere più detto che detto sia; acciò che ad stenga: et il parlare volgare, nel quale e sopra il quale ogni giuntura della Comedia si sostiene, a rispetto dell’alto e maestrevole stile letterale che usa ciascuno altro poeta, è senza dubbio sozzo. L’andare quieto e tacito significa l’unità dello stilo, il quale nelle comedie di necessità si richiede come color sanno che intendono che vuol dir comedia. Ultimamente dico, che la voce del paone è sonora et orribile; la quale, come che la soavità delle parole del nostro Poeta paia e sia molta, nondimeno chi bene in alcune parti ragguarderà, ottimamente conoscerà confarsi con la voce della Comedia, e massimamente dove con acerbissime invenzioni grida ne’ vizii d’alcuni, oppup, distesamente procedendo, d’ alcuni altri morde le colpe o gastiga i miseri peccatori. E ninna è più orrida voce di quella del gastigante, e massimamente a colui che ha commesso o a colui che a mandare i suoi appetiti ad effetto schifa l’ostacolo del riprensore. Per la qual cosa e per l’altre di sopra mostrate assai appare, colui che fu, vivendo, pastore, dopo la morte esser divenuto paone, si come creder si puote essere stato per divina spirazione nel sonno mostrato alla cara madre. Questa esposizione del sogno della madre del nostro Poeta conosco essere assai superficialmente per me fatta; e questo per più cagioni. Primieramente, perché per avventura la sufflcienzia, che a tanta cosa si richiederebbe, non c’era: appresso, posto che stata ci fosse, più tosto altro luogo

perse richiedeva che questo, ad altra materia congiunta. Ultimamente, quando