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giovanni boccaccio. 69

sua incorruttibile suavità porge a’ riguardanti. E di ciò leggermente molti esemplisi mostrerebbero, se la presente materia il sostenesse; e però, senza porne alcuno, lascio il cercarne agl’intendenti. Angelica penna dissi che copria questa carne; e dico angelica, non perch’io sappia se cosi fatte o altrimenti gli angeli n’abbiano alcuna, nìa congetturando a guisa de’ mortali, e udendo cbe gli angeli voHno, avviso loro dovere aver penne; e non sappiendone alcuna fra questi nostri uccelli più bella, né più peregrina, né cosi come quella del paone, imagino loro cosi doverle aver fatte; e però non quelle da queste, ma queste da quelle dinomino, perché più nobile uccello è r angelo che ’1 paone. Per le quali penne, onde questo corpo si cuopre, intendo la bellezza della peregrina istoi-ia, che nella superfìcie delia lettera della Commedia suona; siccome l’essere disceso in Inferno, e veduto l’abito del luogo e le varie condizioni degli abitanti; l’essere ito su per la montagna del Purgatorio, e udite le lagrime e i lamenti di coloro che sperano di essere santi; e quindi salito in Paradiso, e l’ineffabii gloria de’ beati veduta; istoria tanto beila e tanto peregrina, quanto mai da alcuno più non fu pensata non che udita; distinta in cento canti, siccome alcuni vogliono il paone avere nella coda cento occhi: li quali canti cosi provvedutamente distinguono le varietà del trattato opportune, come gli occhi distinguono i colori o la diversità delle cose obiette. Dunque bene è di angelica penna coperta la carne del nostro paone. Sono similmente a questo paone li pie sozzi e l’andatura queta: le quali cose ottimamente alla Commedia del nostro autore si confanno; perciò che, siccome sopra i piedi pare che tutto il corpo si sostenga, cosi prima facie pare che sopra il modo del parlare ogni opera in sci’ittura cohiposta si sostenga; e ’1 parlare volgare, nel quale e sopra il quale ogni giuntura della estrinseco, si troverà essere semplice et immutabile verità, non di gentilizio puzzo spiacevole, ma odorifera di cristiana soavità, et in ni una cosa dalla rehgione di quella scordante. Dissi appresso il paone avere angelica penna et in quella cento occhi, ^erto io non vidi mai alcuno angelo; ma udendo che voli, estimo che penne aver debba; e non sappiendone alcuna fra questi nostri uccelli più bella né cosi peregrina, considerata la nobiltà di loro, imagino che cosi la debbano aver fatta, e però non da queste le loro, ma queste da quelle dinoiuino; et intendo per quelle, delle quali questo paone si cuopre, la bellezza della pei-egrina storia che appare nella lettera della Comedia; et il cambiare del colore di quella secondo i varii mutamenti di questo uccello, niuna altra cosa essere sento, se non la varietà de’ sensi che a quella in una maniera et in altra, leggendola, si posson dare. Et i cento occhi chi non intenderà i cento canti di quella ne’ quali ella cosi è ordinata e distinta et ornata, couie ne’ loro luoghi distinti mirabilmente gli occhi si veggono del paone? Sono et al paone i pie sozzi e l’andatura «lueta: le quali cose ottimamente alla Comedia del nosti-o autore si confanno; perciò che si come sopra i piedi pare che tutto il corpo si sostenga, cosi prima facie

pare che sopra il modo del parlare ogni opera in scrittura composta si so-