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58 giovanni boccaccio.

chi la ne voleva. E in cosi fatta nianiera avendogliele tutti, Juori _che gli ultimi tredici canti, mandati, e quelli avendo fatti, né ancora mandatigli; avvenne ch’egli, sanza avere alcuna memoria di lasciarli, si mori. E cercato da que’ che rimasono, e figliuoli e discepoli, più volte e in più mesi fra oo-ni sua scrittura, se alla sua opera avesse fatta alcuna fine, ne trovando"si per alcun modo li canti residui, essendone generalmente ogni suo amico cruccioso, che Iddio non lo avea almeno tanto prestato al mondo ch’egli il picciolo rimanente della sua opera avesse potuto compiere, dal più cercare, non trovandogli, s’erano, disperati, rnnasi. Eransi Iacopo e Piero, figliuoli di Dante, de’ quali ciascuno era dicitore in rima, per persuasioni d’alcuni loro amici, messi a volere, in quanto per lor si potesse, supplire la paterna opera, acciò che imperfetta non procedesse; quando a Iacopo, il quale in ciò era molto più che 1’ altro fervente, apparve una mirabil visione, la quale non solamente dalla stolta presunzione il tolse, ma gli mostrò dove fossero i tredici canti, i quali alla divina Commedia mancavano, e da loro non saputi trovare. Raccontava uno "ralente uouio ravignano, il cui nome fu Piero Giardino, lungamente discepolo stato di Dante, che dopo 1’ ottavo mese della morte del suo maestro, era una notte, vicino all’oi-a che noi chiamiamo mattutino, venuto a casa il predetto Iacopo, e dettogli sé quella notte, poco avanti a quell’ora, avere nel sonno veduto Dante suo padre, vestito di candidissimi vestimenti e d’una luce non usata risplendente nel viso, venire a lui; il quale gli parca domandare s’egli vivea, e udire a lui per risposta di si, ma della vera vita, non della nostra. Perché, oltra questo, gli pareva ancor domandare, s’egli aveva couipiuia la sua opera anzi il suo passare alla vera vita, e se comda lui eran veduti, ne faceva copia a chi la volea. Et in cosi fatta maniera avendogliele tutti, fuori che gli ultimi tredici canti, mandati, ancora che questi tredici fatti avesse, avvenne che senza farne alcuna memoria si mori; né, più volte cercati da’ fighuoli, mai furono potuti trovare; perché Jacopo e Piero, suoi figliuoli e ciascuno dicitore in rima, dagli amici pregati che l’opera terminassero del padre, a ciò, come sapean, s’eran messi. Ma una mirabile visione a Jacopo, che in ciò più era fervente, apparita, lui e’I fratello non solameuie della stolta presunzione levò, ma mosti-ò dove fossero li tredici canti tanto da loro cercati. Raccontava uno valente uomo Ravignano, il cui nome fu Piero Giardino, lungamente stato discepolo di Dante, grave di costumi e degno di fede, che dopo 1’ ottavo mese dal di della uiorte del suo maestro, venne una notte, vicino all’ora che noi chiamiamo mattutino, alla casa sua Jacopo di Dante, e dissegli sé quella notte poco avanti a quell’ora avere nel sonno veduto Dante suo padre, vestito di candidissimi vestimenti e d’una luce non usata risplendente nel viso, venire a lui; il quale gli pareva domandare se ’1 vivea, e udire da lui per risposta di sì, ma della vera vita, non della nostra. Perché, oltre a questo, gli pareva ancora domandare se

egli avea compiuta la sua opera avanti il suo passare alla vera vita; e,