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giovanni boccaccio. 53

sti (lue nomi, che per difendere quello che alcuno, avesse eletto per suo contra il contpario, non gli era di perdere i suoi beni e ultimamente la vita, se bisogno fosse stato, malagevole. E sotto questi titoli molte volte le città italiche sostennero di gravissime pressure e mutamenti; e intra le altre la nostra città, quasi capo e dell’uno nome e dell’altro, secondo il mutamento de’ cittadini; intanto che gli maggiori di Dante per guelfi da’ ghibellini furono due volte cacciati da casa loro, ed egli similemente sotto il titolo guelfo tenne i freni della republica in Firenze: della quale cacciato, come mostrato è, non da’ ghibellini ma da’ guelH, e veggendo sé non poter ritornare, in tanto mutò l’animo, che ninno più fiero ghibelhno e a’ guelfi avversario fu come lui. E quello di che io più mi vergogno in servigio della sua memoria è che publichissima cosa è in Romagna, lui ogni femminella, ogni picciolo fanciullo ragionando di parte e dannante la ghibellina, l’avrebbe a tanta insania mosso, che a gittare le pietre l’avrebbe condotto, non avendo taciuto; e con questa animosità si visse insino alla morte. E certo io mi vergogno dovere con alcuno difetto maculare la fama di cotanto uòmo; ma il cominciato ordine delle cose in alcuna paiate il richiede; perciò che, se nelle cose meno che laudevoli in lui mi tacerò, io torrò uiolta fede alle laudevoli già mostrate. A lui medesimo adunche mi scuso, il quale per avventura me scrivente con isdegnoso occhio da alta parte del cielo raguarda. Tra cotanta virtù, tra cotanta scienza, quanta dimostrato è di sopra essere stata in questo mirifico poeta, triiovò ampissimo luogo la lussuria, e non solamente ne’ giovani anni, ma ancora ne’ maturi; il qual vizio, come che naturale e comune e quasi necessario sia, nel vero non die commendare, ma scusare non si può degnamente. Ma chi sarà tra’ mortali giusto giudice a condannarlo ? Non io. Oh poca fermezza, oh bestiale appetito degli uomini ! Che cosa non possono in noi le femmine, se elle vogliono, che eziandio non volendo possono gran cose ? Esse hanno la vaghezza, la bellezza, il naturale appetito ed altre cose assai continuamente per loro ne’ cuori degli uomini procuranti; e che questo sia vero, lasciamo stare quello che Giove per Europa, Ei’cole per Iole e Paris per Elena facessero; che. stato guelfissimo, non essendogli aperta la via al ritornare in casa sua, si fuor di modo diventò ghibellino, che ogni femminella, ogni piccol fanciullo, e quante volte avesse voluto, ragionando di parte e la guelfa preponendo alla ghibellina, l’avrebbe non solamente fatto turbare, ma a tanta insania commosso, che se taciuto non fosse, a gittar le pietre l’avrebbe condotto. Certo io mi vergogno di dovere con alcun difetto maculare la chiara fama di cotanto uomo; ma il cominciato ordine delle cose in alcuna parte il richiede, perciò che se nelle cose meno laudevoli mi tacerò, io torrò molta fede alle laudevoli già mostrate. A lui medesimo adunque mi scuso, il quale per avventura me scrivente con isdegnoso occhio d’alta parte dei cielo riguarda. Tra cotanta virtù, tra cotanta scienzia, quanta dimostrato è di sopra essere stata in questo mirifico Poeta, trovò ampissimo luogo la lussuria,

e non solamente ne’ giovani anni, ma ancora ne’ maturi. E questo ba-