Pagina:Solerti - Vite di Dante, Petrarca e Boccaccio, 1904.djvu/55


giovanni boccaccio. 43

battaglie e gli altri notabili fatti degli uuiuiiii mescolatamente con quelli degl’iildii; il quale e fu ed è oggi, insieuie colle altre cose di sopra dette, uficio ed esercizio di ciascun poeta. E perciò che molti non intendenti credono la poesia niun’altra cosa essere che solamente un fabuloso parlare, oltre al premesso mi piace brievemente quella essere teologia dimostrare, prima ch’io venga a dire pei’ché di lauro si coronino li poeti. Se noi vorremo por giù gli animi e con ragione riguardare, io mi credo che assai leggiermente potremo vedere gli antichi poeti avere imitate, tanto quanto allo ’ngegno umano è possibile, le vestigie dello Spirito Santo; lo quale, siccome noi nella divina Scrittura veggiamo, per la bocca di molti i suoi altissimi segreti rivelò ai futuri, facendo lur sotto velame parlare ciò che a debito tempo per opera, sanza alcuno velo, intendeva di dimostrare. Imperciò che essi, se noi ragguardei-emo bene le loro opere, acciò che lo imitatore non paresse diverso dallo inutato, sotto coperta d’alcune Azioni quello che stato era o che fosse al loro tempo presente, o che desideravano che presumevano che nel futuro dovesse avvenire, discrissono; perché, come che ad uno fine l’una scrittura e l’altra non riguardasse, ma solo al modo del trattare (al che più guarda al pi’esente l’animo mio), ad amendue si potrebbe dare una medesima laude, usando di Gregorio le parole; il quale della sacra Scrittura dice ciò che ancora della poetica dir si puote: cioè, ch’essa in un medesimo sermone, narrando, apre il testo e ’1 misterio a quel sottoposto: e cosi ad un’ora coU’uno gli savi esercita e con l’altro gli semgli degli iddii. Perché si può delle predette cose comprendere., lificio essere del poeta alcuna verità sotto fabulosa fìzione nascondere con ornate et esquisite parole. E perciò che molti ignoranti credono la poesia niuna altra cose essere che semplicemente un fabuloso et ornato parlare; oltre al pi’oinesso, mi piace brievemente mostrare la poesia essere teologia, o, più propriamente parlando, quanto più può simigliante di quella, prima ch’io vegna a dichiarare perche di lauro si coi’Onino i poeti. 18. Se noi vorretuo ()or giù gli aniuii e con ragione riguardare, io mi credo che assai leggiermente potremo vedere, gli antichi poeti avere imitate, tanto quanto all’umano ingegno è possibile, le pedate dello Spirito Santo; il quale, si come noi nella divina Scrittura veggiamo, per la bocca di molti i suoi altissimi segi’eti rivelò a’ futuri, facendo loro sotto velame parlare ciò che a debito tempo per opera, senza alcuno velo, intendeva di dimostrare. Lnperciò che essi, se noi ragguarderemo bene le loro opere, acciò che lo imitatore non paresse diverso dallo inutato, sotto coperta d’alcune tizioni, quello che stato era o che fosse al lor tempo presente, o che disideravano o che presumevano che nel futuro dovesse avvenire, discrissono; perché, come che ad un line l’u la scrittura e l’altra non i-iguardasse, ma solo al modo del trattare, quello del poetico stiie dire si potrebbe che della santa Sci’ittura dice Gregorio, cioè che essa in un medesimo sei’inone, nari-ando, apre il testo et il misterio a quello sottoposto; e cosi ad una ora con l’uno gli savi esercita

e con l’altro li semplici riconforta, et lia in pubblico donde li pargoletti