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42 | giovanni boccaccio. |
secondo scritta legge (che non l’avevano ancora), ma secondo una naturale equità, della quale più uno che un altro era dotato; dando alla lor vita e alli lor costumi ordine, dalla natura medesima più illuminati; risistendo colle lor corporali forze alle cose avverse e possibili ad avvenire; e a chiamarsi re e a mostrarsi alla i)lebe e con servi e con ornamenti non usati insino a que’ tempi dagli uomini, a farsi ubbidire, e ultimamente a farsi adorare. Il che, solo che fosse chi ’1 presumesse, sanza troppa difricoltà avveniva; però che a’ rozzi popoli parevano, cosi vedendogli, non uo nini ma dii. Questi cotali, non fidandosi tanto delle lor forze, cominciarono ad augumentare le religioni, e colla fede di quelle a impaurire i suggetti e a sti-ingei’e con sagi’ameuti alla loro obbedienza quelli, li quali non vi si sarebbono potuti con forza costringere. E oltre a questo diei’ono opera a deificare li lor padri, li loro avoli e li loro maggiori, acciò che più fossero e temuti e avuti in reverenza dal volgo. Le quali cose iiou si potevano comodamente fare senza l’uficio de’ poeti, li quali sì per ampliar la loro fama, si per compiacere a’ principi, si per dilettare i sudditi, e si per persuadere il virtuosamente operare a ciascuno; quello che con aperto parlare saria suto della loro intenzione contrario, eoa fizioni varie e maestrevoli (male da’ grossi oggi non che a quel tempo intese) facevano credere quello che li principi volean che si credesse; servando negli nuovi iddii e negli uomini, li quali degl’iddìi nati fingevano, (|uello medesimo stile che nel vero Iddio solamente e nel suo lusingarlo avevan gli primi usato. Da questo si venne allo adequare i fatti de’ forti uomini a quegli degfiddii; d’onde nacque il cantare con eccelso verso le et onori e sacrificii divini s’ordinarono. E poi susseguentemente avendo già cominciato in diversi luoghi, chi con uno ingegno e chi con un altro, a farsi sopra la moltitudine indotta della sua contrada maggiori et a chiamarsi re et mostrarsi alla plebe con servi e con ornamenti, et a farsi ubbidire, e tavolta a farsi come Dio adorare; questi, non fidandosi tanto delle lor forze, cominciarono ad aumentare le religioni, e con la feile di quelle ad impaui-ire i suggetti ec a stringnere con sagramenti alla loro ubbidienza quegli, i quali non vi si sarebbero con le forze recati. Et oltre a questo, diedei’o opera a deificare li loro padri, li loro avoli, li loro maggiori, et a dimostrare sé figliuoli degli Iddii, acciò clie più fossero temuti et avuti in reverenzia dal vulgo. Le quali cose non si poterono comodamente fare senza 1’ utìcio de’ poeti, li quali, si per ampliar la loro fama, si per compiacere a’ principi, si per dilettare i sudditi, e si ancora per persuadei’e agl’intendenti il virtuosamente operare, quello che con aperto parlare saria suto della loro intenzione contrario, con fizioni varie e maestrevoli, male da’ grossi oggi non che a quel tempo intese, J’aceano credere quello che i principi voleano si credesse, servando nelli nuovi iddii e negli uomini, li quali degli iddii nati fingevano, quello medesimo stile che in quello, che vero Iddio primieramente credettero, usavano. Da questo si venne allo adequare i fatti de’ forti uomini a quegli degli iddii: donde nacque il cantare con eccelso verso
le battaglie e gli altri notabili fatti degli uomini mescolatamente con que-