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32 | giovanni boccaccio. |
come clie sepoltura non sieno coi-|)oi-ale, ina.sieno, siccome quella sarebbe stata, perpetue cousepvati’ici della colui memoria; iniaginai non essere sconvenevole quelli aggiuguere a queste cose. Ma perciò che più clie quelli che l’uno (li coloro avesse fatti (che furono più) non si sarebbero nei marmi intagliati, cosi solamente quegli d’uno qui estimai che fosse r da scrivere; perché tutti meco esaminatigli, per arte e per intendimento più degni estimai che fossono quattordici fattine del maestro Giovanni del Virgilio bolognese, allora famosissimo e gran poeta, e di Dante stato singularissimo amico; li quali sono innesti appresso scritti: Theologus Dantes, nnltius clngniatis expefs, Quod foveat darò philosophia sinu; Gloria niusarum, vulgo gratisshniis auctor, Hic iacet, et faìna pulsai utruinque poluni: Qui loca defunctis gladiis regnumque gemellis Distribuii, laicis rhetoricisque ìnodis. Pascila Pieriis demum resonabat avenis\ Atropos heu letiim livida rupit opus. Huic ingrata tulit tristem Floreatia fructum, Exilium, vati patria cruda suo. Quem pia Guidonis gremio Ravenna Novelli Gaudet honorati continuisse ducis, Mille trecentenis ter septein Numinis annis, Ad sua septembris idibiis astra redit. più memorabili casi di Dante, de’ quali ninno vi si pose per lo sopradetto accidente. Non di meno, più tempo poi, mf» ne furono mostrati: de’ quali alquanti, fattine da maestro Giovanni del Virgilio, si come più laude voli al mio giudicio, ne elessi; et estimando questa operetta quello testificare, che in parte avrebbe fatto la sepoltura, di porglici deliberai come seguita: Thelogus Dantes nullius dogmatis expers, Quod foveat darò Philosopliia sinu: Gloria Musarum, vulgo gratissinms auctor, Hic jacet, et faìna pulsai utrwnque poluìn: Qui loca defunctis gladiis regnumque gemellis Distribuii, laicis ì’hetorìcisque ìnodis. Pascila. Pieriis demum resonabat avenis; Atropos heu! laetuììi livida rupit opus. Huic ingrata tulìt tristetn Florentia fructwn, Exilium, vati patria cruda suo. Quem pia Guidonis gremio Ravenna Novelli Gaudet honorati coìitiauisse ducis, Mille trecentcìiis ter septeni Numinis annis, Ad sua septeììihris idibus astì’a redit.
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