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22 | giovanni boccaccio. |
che l’ai» si convengono a’ parenti delle novelle spose, a quegli che vogliono che esse credano da loro essere amate; e appresso queste, altre cose assai prima non conosciute da’ liberi uomini; e venire a cose che fuggir non si possono. Chi dubita che della sua donna, ch’ella sia, bella o non bella, non caggia il giudicio nel vulgo ? se bella fia reputata, chi dubita ch’essa .subitamente non abbia molti amadori, de’ quali alcuno colla sua bellezza, altri colla sua nobilita, e tale con meravigliose lusinghe, e^chi con doni, e (juale con piacevolezza infestissimamente combatterà il non stabile animo ? E quello che molti desiderano, malagevolmente da alcun si (Hfende; e alla pudicizia delie donne non bisogna d’esser presa più che una volta a far sé infame e i mariti dolorosi in perpetuo. Se per isciagura di chi ’a casa la si mena, tìa sozza, assai aperto veggiamo le bellissime spesse volte e tosto rincrescere; che dunche dell’altre possiamo pensare, se non che, non che esse, ma ancora ogni luogo nel quale esse sieno credute trovare da coloro, a’ quali sempre le conviene aver per loro, è avuto in odio ? Onde le loro ire nascono; né alcuna fiera è più né tanto crudele, quanto la femmina adirata; né può viver sicuro di sé, chi sé commette ad alcuna, alla qual paia con ragione esser crucciata; che pare a tutte. Che dirò di lor costumi ? Se io vorrò mostrare come e quanto essi sieno tutti contrari alla pace e al riposo degli uomini, io tii-erò in troppo lungo sermone il mio ragionare: e però uno solo, quasi a tutte generale, basti averne detto. Esse immaginano il ben operare ogni menomo servo ritenere nella casa, e ’1 contrario fargli cacciare; perche estimano, se ben sua casa,.sé sopra sé con la considerazione trasportando, talvolta ragguarda quale spirito muove il cielo, onde venga la vita agli animali, quali siano delle cose le prime cagioni. E talvolta nello splendido concistoro de’ filosofi mischiatosi col pensiero, con Aristotile, con Socrate, con Platone e con gli altri disputerà della verità d’alcuna conclusione acutissimamente; e spesse fiate con sottilissima meditazione se n’entrerà sotto la coi’teccia d’alcuna poetica fizione, e con grandissimo suo piacere ragguarderà quanto sia divei’so lo ’ntriuseco dalla crosta. Né fia che non avvenga, quando vorrà, che gl’imperadori eccelsi et i potentissimi re e principi gloriosi con lui nella sua solitudine non si convengano, e con lui ragionino de’ governamenti pubblici e dell’arti delle guerre e de’ mutamenti della fortuna. Alle quali eccelse e piacevoli cose sopravverrà la donna e, cacciata via la contemplazione lauilevole e tanta e tale compagnia, biasimerà il suo stare solitario et il suo pensie’ro e spesse volte, sospirando, dirà questo non solergli avvenire avanti ch’ella a lui venisse, e però assai manifestamente apparire lui essere di lei pessimamente contento; e postasi quivi a sedere, non prima si leverà, che, esaminati i pensieri del marito, lui di piacevolissima considerazione in noiosa turbazione avrà recato. Che dirò dell’odio che esse portano a’ libri, qualora alcuno ne veggiono aprire ? Che delle notturne vigilie, non solamente utili agli studianti, ma opportune? Tatto a’ suoi diletti quel tempo essere tolto
lagrimando confermano. Lascio le notturne battaglie, i loro costumi gravi