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giovanni boccaccio. | 17 |
viso (iilicate molto e ottimamente disposte, e piene, oltre alla bellezza, di tanta onesta vaghezza, che C|Jia,si una angioletta era riputata da molti. Costei adunche, tale quale io la disegno, o forse assai più bella, apparve in questa festa, non credo primamente, ma prima possente ad innamorare, agli occhi del nostro Dante: il quale, ancora che fanciullo fosse, con tanta affezione la bella iraagine di lei ricevette nel cuore, che da quel giorno innanzi, nuli, mentre visse, non se ne diparti. Quale ora questa si fosse, ninno il sa; ma, o conformità di complessioni o di costumi, o speziale influenza del cielo che in ciò operasse, o, siccome noi per esperienza veggiamo nelle feste, per la dolcezza dei suoni, per la generale allegrezza, per la dilicatezza de’ cibi e de’ vini gli animi eziandio degli uomini niaturi non che de’ giovanetti ampliarsi e «iivenii’e atti a poter essere leggiei’mente presi da qualunque cosa che piace; è certo questo esserne divenuto, cioè Dante nella sua pargoletta età fatto d’amore ferv^entissimo servitore. Ma lasciando stare il ragionare de’ puerili accidenti, dico che con l’età multiplicarono le amorose fiamme in tanto che niun’ altra cosa gli era piacere o riposo o conforto, se non il vedere costei. Per la qual cosa ogni altro affare lasciando, sollecitissimo andava là dovunche potea credere vederla, quasi del viso e degli occhi di lei dovesse attignere ogni suo bene ed intera consolazione. Oh insensato giudicio degli amanti! chi altri che essi estimerebbe per agiungnimento di stipa fare le fiamme minori ? Quanti e quali fussei-o li pensieri, li sospiri, le Jagrime e le altre passioni gravissime poi in più provetta età da lui sostenute per questo amore, egli medesimo in parte il dimostra nella sua Vita Nuova, e però più distesamente non curo di raccontarle. Tanto solamente non voglio che non detto trapassi, cioè che, secondo ch’egli scrive e che per altrui a cui fu noto il suo disio si ragiona, onestissimo fu questo amore, né mai apparve, o per isguardo o per parola o si diede a trastullare. Era tra gli altri una figliuola del detto Folco, chiamata Bice, la quale di tempo non passava l’anno ottavo, leggiaifretta assai e ne’ suoi costumi piacevole e gentilesca, bella nel viso, e nelle sue parole con più gravezza che la sua piccola età non richiedeva. La quale, riguardando Dante et una et altra volta, con tanta affezione, ancora che fanciullo fosse, piacendogli, la ricevette nell’animo, che mai altro sopravvegnente piacere la bella imagine di lei spegnere non potè né cacciare. E lasciando stare de’ puerili accidenti il ragionare, non solamente continuandosi, ma crescendo di giorno in giorno l’amore, non avendo ninno altro desiderio maggiore, né consolazione, se non di vedere costei, gli fu in più provetta età e di cocentissimi sospiri e d’amare lagrime assai spesso dolorosa cagione, si come egli in parte nella sua Vita nuova dimostra. Ma quello che rade volte suole negli altri cosi fatti amori intervenire, in questo essendo avvenuto, non è senza dirlo da tra()assare. Fu questo amore di Dante onestissimo, qual che delle parti, o forse amendue, fosse di ciò cagione; e quantunque, almeno dalla parte di Dante, ardentissimo fosse, ninno sguardo, ninna parola, ninno cenno, ni uno sembiante, altro che laudevole, per alcuno se ne
SoLrsRTi. — Vì/e. J