Pagina:Solerti - Vite di Dante, Petrarca e Boccaccio, 1904.djvu/26

14 giovanni boccaccio.

roiìiaiio imperio per la morte di Federigo già detto, negli anni della salutifera incarnazione del re dell’universo mcglxv, sedente Urbano papa quarto nella cattedra di san Pietro, ricevuto nella paterna casa da assai lieta fortuna: lieta dico, secondo la qualità del mondo che allora correva. Ma quale che ella si fosse, lasciando stare il ragionare della sua infanzia, nella quale assai segni apparirono della futura gloria del suo ingegno, dico, che dal principio della sua puerizia, avendo già li primi elementi delle lettere impresi, non secondo i costumi de’ nobili odierni si diede alle fanciullesche lascivie e agii ozii, nel grembo della madre impigrendo, ma nella propria patria tutta la sua puerizia con istudio continuo diede alle libei-ali arti, e in quelle miral)ilmente divenne esperto. E crescendo insieme con gli anni l’animo e lo ’ngegno, non a’ lucrativi studi, alli quali generalmente oggi corre ciascuno, si dispose, ma da una laudevole vaghezza di perpetua fama sprezzando le transitorie ricchezze, liberamente si diede a voler avere piena notizia delle Azioni poetiche e dell’artificioso dimostramento di quelle. Nel quale esercizio familiarissimo divenne di Virgilio, d’Orazio, d’Ovidio, di Stazio, e di ciascun altro poeta famoso; non solamente avendo caro il conoscerli, ma ancora altamente cantando s’ingegnò d’imitarli, come le sue opere mostrano, delle quali appresso a suo tempo favelleremo. E avvedendosi le poetiche opere non essere vane e semplici favole o meraviglie, come molti stolti estimano, ma sotto sé dolcissimi frutti di verità istoriografe o filosofiche aver nascosti: per la qual cosa pienamente sanza le istorie e la morale e naturale filosofia le poetiche intenzioni avei-e non si poteano intere; partendo i tempi debitamente, le istorie da sé, e la filosofia sotto diversi dotvacante il Romanio imperio per la morte di Federigo negli anni della salutifera incarnazione del Re dell’universo mcglxv, sedente Urbano papa iv^ ricevuto nella paterna casa da assai lieta fortuna: lieta, dico, secondo la qualità del mondo che allora s’usava; e nella sua puerizia cominciò a dare, a chi avesse a ciò riguardato, manifesti segni quale doveva la sua matura età divenire. Però che, lasciata ogni puerile moliizie, nella propina patria con istudio continuo tutto si diede alle liberali arti, et in quelle già divenuto esperto, non alle lucrative facultadi, alle quali oggi ciascuno cupido di guadagnare s’avventa innanzi tempo, ma da laudevole vaghezza di perpetua fema tirato, alle speculative si diede. E però che a ciò, si come appare, era dal cielo prodotto, a vedere con acuto intelletto e le fizioni e l’artificio mirabile de’ poeti si mise; et in breve tempo, non trovandogli semplicemente favolosi, come si parla, familiarissimo divenne di tutti, e massimamente de’ più famosi. E, come già è detto, conoscendo le poetiche opere non essere vane o stolte favole, come molti dicono, ma sotto sé dolcissimi frutti di verità istoriografe o filosofiche avere nascosti, acciò che piena notizia n’avesse et alle istorie et alla filosofia, i tempi debitamente partiti, si diede; e già divenuto di quelle e di questa esperto, cresciuta con la dolcezza del conoscere la verità delle cose la vaghezza del più sapere, a volere investigare quello che per umano

ingegno se ne può comprendere delle celestiali intelligenzie e della prima