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satione gentis. Ma consoliamoci, o Signori. Quì ritorno al principio da cui la mia orazione prese le mosse. Consoliamoci, che il buon Pastore e Principe vive in Dio. Già il suo nome e le sue virtuose gesta stanno scolpite sulle colonne adamantine della celeste Gerusalemme. Già la sua anima monda e tersa da ogni neo di colpa per il sangue del divino Agnello, che si è sparso su questi altari, è salita all’eterne sedi sulle ali trasportata delle sue eccelse virtù. E quest’anima grande, che in terra non viveva che per la Chiesa, credete voi che la Chiesa sua potrà obliare in cielo? Ah no! Egli conosce i suoi bisogni, i suoi pericoli, il suo stato, e il suo pianto, e ne perorerà la causa a piè del trono dell’Antico de’ giorni.
Ti allegra dunque, o Sionne, e ti consola, che presto deporrai i neri ammanti di tua vedovanza, per riprender più bella e lieta l’ingemmate vesti di tua giocondità. Dio non lascerà lungo tempo sen-