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1425Qui m’avviò più cari pegni? Il vero
Diss’io?
creonte
 Dicesti. Io son che a te le addussi,
Il desir tuo ben conoscendo.
edipo
 Oh sempre
Ti sorridan gli eventi, e cura il cielo
Abbia di te più che di me non l’ebbe! —
1430Ove ove siete, o figlie mie? qui qui
Venite a queste fraterne mie mani,
Che trattâr qual vedete i fulgid’occhi
Del vostro genitor: di me, che nulla
Non sospettando e non veggendo, padre
1435A voi divenni ove concetto fui. —
Io nol vedrò; ma per voi piango, o figlie,
Pensando al resto dell’amara vita,
Che menar vi fia d’uopo. A qual n’andrete
Pubblico invito, a qual festiva pompa,
1440Donde a tutti spettacolo di pianto
Ritornar non dobbiate? E quando agli anni
Poi delle nozze aggiungerete, o figlie,
Chi vi sarà? Chi affronterà siffatte
Onte, che i vostri genitori e miei
1445Contaminaro incancellabilmente?
Qual vi manca ignominia? Il padre vostro
Die’ morte al padre suo: giacque con quella,
Ond’egli nacque; e della propria madre
Voi generò. Queste vergogne apporvi
1450Udrete; e a voi chi s’unirà? Nessuno,
Nessuno, o figlie, e vi sarà pur forza