De’ genitori tuoi, l’un già sotterra,
Vivo ancor l’altro, esser nemico ignori:
Ma di tuo padre e della madre tua 410Te le orribili furie flagellando
Cacceranno di qua; te che or ben vedi,
Ed altro poscia non vedrai che tenebre.
Qual fia piaggia fra breve, o qual riposta
Parte del Citeron, che di tue grida 415Non ne risuoni, allor che visto avrai
A qual di nozze importuoso lido
Qua navigasti a piene vele? Ed altri
Altri mali non sai, che a te sul capo,
E a’ tuoi figli cadranno. Oltraggia pure 420Creonte e me. Non fia nessun che mai
Più di te travagliato a morte venga. edipo
Io da costui tant’arroganza in pace
Soffrir dovrò? — Nè fuggi ancor? nè lungi
Ten vai di qui? tiresia
Qui non sarei, se chiesto
Tu non m’avessi. edipo 425Io non sapea che stolta
Così fosse tua lingua: alle mie case
Quindi addur ti fec’io. tiresia
Mia sorte è tale,
Che mi fa stolto a te sembrar, ma saggio
A chi vita ti diede.