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Io avrei dovuto fare il commerciante. Mi piacerebbe di più trattare e contrattare che studiare i libri. La bella cosa viva che è l’uomo! le sue mani che s’insaccocciano per nascondervi i moti istintivi alle vostre parole, i suoi misteriosi occhi fondi che s’attaccano su i vostri per impedirvi il salto di fianco, la sua idea precisa, sotterranea, che vi chiama al centro vorticoso girandovi in spirale ironica dietro le spalle! Bella cosa è l’uomo, e mette voglia di combattere. Dal suo modo di parlare voi capite che prezzo bisogna fargli. Egli guadagna tempo, sorride, pulisce gli occhiali, accende una sigaretta — voi, ecco, sapete la vostra strada e le tappe. O! anch’egli è giunto all’improvviso, e fa finta di non guardarvi, ma tutto il suo corpo si meraviglia della scoperta e si slaccia gioioso di sicurezza: e voi siete due uomini smascherati di fronte, e armati che l’altro non si rificchi nella macchia. Ma chi di voi sa far smaniare quell’altro della sua insufficiente certezza? Chi sa rigirarlo nelle mani e spremer acqua dal fuoco e spegnerlo, e bruciarlo secco? Anche domani è un giorno: e un giorno che può dar mille per le cento corone che oggi vi siete fatte rubare. Ah quel caffè che nel Brasile fiorisce male questa primavera!

Primavera, calda primavera, amici miei, nuovo sole su grano nuovo, strade più larghe e braccia piene di rami fioriti — e noi andiamo a scuola con il pacco di libri al fianco. Andiamo fra la gente e le carrozze, trasognati dietro i nostri desideri di commercianti, di soldati, di pompieri; levandoci ogni mattina alle sette, alle sette e qualche minuto di dolce coscienza semisveglia di letto, ogni mattina, perchè, la domenica, c’è messa. Primavere lampanti ai verdi