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tutti questi appena tre o quattro sono veramente importanti: chiuse con sbarramenti queste porte rinforzate da opere nell’Istria, nel Goriziano e nel Trentino, noi saremmo sicuri in casa nostra. Così invece noi dobbiamo difendere (e quasi da per tutto in condizioni svantaggiosissime) ben 16 valichi, e cioè: il passo dello Stelvio (sopra Bormio), del Tonale (sopra Edolo), il Ponte Caffaro (sopra Idro), il Garda (sopra Peschiera), la stretta di Borghetto (sopra Verona), il Pian delle Fugazze (sopra Schio), la Val d’Arsa (sopra Asiago), Primolano (sopra Bassano), il M. Coppolo (sopra Fonzaso-Feltre), Caprile e Falcade (sopra Agordo), il passo d’Alemagna e il M. Piano e il M. Croce (sopra Pieve di Cadore), Pontebba (sopra Moggio), Staroselo (sopra Civitale) e tutta la frontiera assolutamente scoperta dall’Judrio al mare.

4° — Con questi passi l’Austria, in tempi normali almeno, può aggirare qualunque nostra posizione fino all’Adige-Po, cioè fino al famoso quadrilatero. Teoricamente (e secondo tutta una scuola di strateghi anche praticamente, come vedremo) la nostra prima linea vera di battaglia contro l’Austria è ancora quella dell’Adige, avendo abbandonato preventivamente al nemico tutto il Friuli e quasi tutta la Venezia, cioè circa un 20 mila chilometri quadrati con tre milioni d’abitanti sui 290 mila chilometri quadrati e 35 milioni del territorio nazionale d’oggi.

5° — Il Trentino austriaco taglia fuori dal territorio militare italiano quasi tutto il Veneto.

Scriveva il Baude, l’illustre critico militare francese che una volta faceva testo: «Le plus grand avantage des