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lui.... Sono stata cattiva, io? Lui, lui solo è la causa dei suoi mali.... la nostra rovina....

— Non pensi a questo, ora! La causa.... la causa.... — egli mormorò, abbassando per un momento la testa e guardandosi le mani — non siamo noi la causa dei nostri mali.... Vada a letto, Gavina; si calmi....

Le si avvicinò, quasi per costringerla ad ubbidirlo; ma ella si era già calmata, e il suo viso aveva ripreso la solita espressione orgogliosa.

— Ma son calma! ma sì, ora mi riposerò. Avevo paura che Luca fosse pazzo. Se mi permette, ora la riaccompagno giù.

Egli lasciò fare, ma lungo le scale ripeteva!

— Vada a letto, vada a letto....

Quando furono nell’andito illuminato da una lucernai che Paska aveva deposto per terra, egli parve volesse dire qualche cosa; si fermò, battè le ciglia, mosse le labbra, ma non potò parlare. Gavina vide che il mento gli tremava e disse intenerita:

— Buona notte, e grazie, sa! Dica, non occorre chiamare il medico?

— Per adesso no. Vedremo: tornerò all’alba.

Egli tornò all’alba. Luca dormiva, con la mano della madre stretta fra le sue. Alle otto dormiva ancora; ma Francesco nella sua terza visita ordinò che lo si svegliasse, per impedirgli poi di passare una notte insonne, e durante la giornata gli fece compagnia.