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ombre delle roccie sulle falde più vicine delle montagne; e i monti lontani segnavano appena una linea azzurra sul cielo d’un azzurro più chiaro. Per la prima volta in vita sua Gavina sognò di varcare quella muraglia fantastica, desiderò di fuggire in cerca di pace. Aveva pietà di Luca, ma questo sentimento era così nuovo in lei che le riusciva tormentoso come un rimorso. Sentì Francesco salire le scale ed entrare nella camera del malato, ma non ebbe il coraggio di rimettersi ad ascoltare dietro l’uscio; e il cuore le batteva forte d’umiliazione e d’affanno poiché le pareva che lo studente dovesse prestar fede alle parole insensate di Luca.
Francesco domandò di vederla, ed ella lo ricevette nella sua camera illuminata soltanto dalla luna, e stette in piedi, immobile davanti alla finestra aperta.
— S’è spaventata? — egli domandò, senza avvicinarsele.
— E come non dovevo spaventarmi? L’ho sentito gridare; pareva lo ammazzassero: io corsi, spinsi l’uscio; ma egli non aprì finché non salì la mamma. E dice che volevo.... ucciderlo, io! Io.... capisce? Ma perchè.... io?
— È una forma di «delirium tremens». Passerà. Si calmi, vada a letto, Gavina; non si lasci vedere da lui.
— Ma io che gli ho fatto? Perchè deve dire queste cose? Io non sono mai stata cattiva con