Pagina:Sino al confine.djvu/91


— 85 —


— Ma questo ragazzo, che cosa pretende di fare? Il medico? E allora come può scrivere canzonette? Quella del medico è un’arte seria, non un’arte allegra.

— Farà il medico condotto: e del tempo gliene avanzerà!... — disse Gavina.

— Medico condotto? Sarà medico del Re! — profetizzò Michela.

Gavina rise; il canonico Sulis, pure ammettendo che tutti lodavano Francesco, come poeta e come futuro scienziato, finì col dire che un uomo assai lodato dai suoi simili, spesso è un uomo rovinato moralmente. E raccontò di Nabucodonosor e di altro celebrità bibliche.

In quel tempo Gavina aveva un altro pretendente, un capitano di fanteria, uomo sui quarant’anni, bassotto e grassotto, paffuto e roseo come un bambino, che cercava una moglie con dote e aveva saputo che Gavina era la più ricca fanciulla del paese.

Ella rifiutò la sua domanda, per quanto lusinghiera; ma i vicini, vedendo il capitano passare e ripassare nella strada dissero che il matrimonio era bello e concluso; e una sera il postino battè il suo colpo fatale alla porta, e consegnò a Gavina una lettera dove il piccolo «p» come il nemico improvvisamente sbucato dal suo nascondiglio, s’ergeva alto e minaccioso.

«Gavina, ricorda la tua promessa. Se tu dimentichi, io no, non dimentico. Io vivo