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Sebbene l’avvenire da lui offertole non fosse troppo brillante, ebbra ed inconscia ella rispose con un filo di voce:
— Sì.
Egli allora la baciò e il suo viso espresse una gioia folle. Per un attimo entrambi dimenticarono tutto ciò che v’era di triste e di falso nella loro vita; per un attimo furono quali avrebbero dovuto essere durante tutta la loro giovinezza: sinceri e felici. Il daino saltellava intorno a loro e la quercia mormorava sul loro capo; e pareva che la bestia e l’albero, e tutte le cose intorno, esultassero nel vedere i due adolescenti abbracciati.
Ma all’improvviso risuonò il grido del guardiano, che imitava lo strido del falco per spaventare gli uccelli calati sui fichi, e anche loro, come spaventati da un grido nemico, si lasciarono e scapparono. Priamo adocchiò la capanna, sull’alto della vigna, e vi si diresse, attraverso le distese dei pampini spogli, come verso un porto sicuro; e Gavina lo seguiva, col cuore gonfio d’amore ma già riafferrato dal rimorso.
— Io ti scriverò, — egli diceva, sottovoce. — come potrò mandarti le lettere? Della posta non mi fido. Ecco perchè non ti ho mai scritto.
— Oh, no, no, non farlo mai; mi rovineresti, — ella disse spaventata.
— Conosco la tua amica.... Michela....