Pagina:Sino al confine.djvu/58


— 52 —


III.


Per due mesi visse di quest’odio. Ella si trattava come una nemica; diventò magrissima, e come usava il suo confessore non sollevò più gli occhi davanti alla gente.

E pensò di farsi monaca. Mentre lavorava, aiutando sua madre e Paska che criticavano continuamente la zia Itria, pensava a un convento ideale, tutto di marmo, circondato da un giardino pieno di rose e d’insetti iridati, come il giardinetto del suo orologio: dalle finestre del convento ch’ella sognava si poteva godere il crepuscolo glauco e roseo, guardare la luna e le stelle, ascoltare la voce degli alberi, senza cadere in peccato mortale.

Del resto, anche a casa sua ella avrebbe potuto trascorrere una vita tranquilla, senza le rapide scene d’odio e di violenza che si svolgevano di tanto in tanto fra lei e Luca. Ma se fino a quel tempo egli era stato il più forte, ora lei prendeva il sopravvento, e Luca cominciava a temerla come temeva suo padre. Un giorno, ai primi di settembre, il canonico Felix e Priamo vennero a far visita ai Sulis: Gavina preparò il caffè, ma non si presentò nella sala da ricevere.