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danna tutti gli atti amorosi che insozzano le anime caste e pure! Voi avete già contaminata l’anima vostra, senza pensare che la vostra colpa è doppiamente grave perchè commessa con un uomo destinato al servizio di Dio. Voi piangete, figlia mia? Sì, piangete pure; pentitevi, pensate che la nostra vita è breve e che il Signore può anche castigarci su questa terra....

Egli continuò così per un bel pezzo. Gavina piangeva, come una bambina castigata, proponendosi di far penitenza, di staccarsi dalle vanità di questo mondo; ma nonostante il suo desolato pentimento, il confessore non le diede l’assoluzione.

— Fra tre giorni ritornate, — le disse, dopo averle imposto di recitare una lunga serie di preghiere. — Andate in pace.

Nonostante questo augurio ella se ne andò col cuore in tumulto e il viso in fiamme. Non era stata assolta! Le pareva d’essere scomunicata, e per tre giorni visse come un delinquente che ha commesso un delitto inutile ed ha paura di essere scoperto. Digiunava, pregava, si nascondeva: china sul merletto che pareva uscir dalle sue piccole mani per un fenomeno naturale, come le foglie dalla tenera fronda, ella sudava, impallidiva e provava dei capogiri; e il desiderio di veder Priamo e il rimorso per questo desiderio la struggevano lentamente. La sera del terzo giorno ella scese