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— Non facciamo come Bellìa: egli si lamenta che nessuno lo saluta, ed è invece lui che non guarda in viso la gente che incontra!
Ad un tratto l’uscio fu spinto e due figure nere apparvero: il canonico Felix e suo nipote.
Gavina arrossì; balzò in piedi, tornò a sedersi, vide Priamo e da quel momento non vide altro. Il canonico Felix disse con la sua voce placida:
— Fa fresco, oggi! È per questo che tutti i signori avevano il soprabito
— Fa caldo, in questa sala? — domandò premurosa la signora Bellìa. — Vogliamo un po’ uscire fuori? Vi faremo assaggiare le nostre albicocche.
Uscirono e assaggiarono le albicocche.
Priamo si slanciava in alto per afferrare i rami. Era agile e svelto, smanioso di moto; e parve dimenticare persino la presenza di Gavina per mettersi a correre nell’orto che era vasto e selvaggio e sparso di roccie come un lembo di montagna.
Gavina fu assalita da una vaga tristezza. Ella non prendeva parte alla conversazione dei canonici e delle donne, e senza la presenza di Priamo si sarebbe annojata. Mentre gli altri facevano il giro dell’orto, ella s’indugiò presso l’albicocco e sedette su una piccola roccia che aveva la forma d’un seggiolone ad alta spalliera. Il sole tramontava, rosso sul cielo