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— Ti crederò! Non occorre giurare! — rispose Gavina, con fierezza, credendo che Michela volesse rivelarle un segreto dolce e tormentoso come quello che ella stessa possedeva: ma ciò che l’amica le disse la riempì di meraviglia e di invidia.

— Ascolta! Ho «veduto» San Luigi! Ah tu non credi? Sì, sì, tu credi! Questa volta è davvero, non come quando mi è parso di veder la Madonna della Neve, nel nostro quadretto, aprire e chiudere gli occhi. Questa volta è vero!

— Dio! Dio! — sospirò Gavina, stringendole il braccio; ed entrambi vibravano, come se da un momento all’altro, davanti a loro, nelle ombre della valle, dovesse riapparire la santa visione.

— Come? Come? Racconta!

— Sì, oggi, al crepuscolo. Ero stanca. Sedetti un momento sulla scaletta esterna che dal cortile mena su al piano superiore. Era quasi buio, perchè la luna non arrivava al cortile. A un tratto sento come un suono di campane e vedo come la luce d’un lampo. E San Luigi attraversò il cortile. Non mi guardò: teneva gli occhi bassi, una crocetta in mano.

— Tu sei fortunata! Tu sei in grazia di Dio, Michela! Io non sono mai riuscita a «vedere!» — disse Gavina; e lagrime di umiliazione e d’invidia le velarono gli occhi, poichè ella si credeva degna della grazia almeno quanto la figlia del contadino!