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E come la rugiada che cadeva e si fermava sugli aridi fili dei ragni, tra cavolo e cavolo, trasformandoli in fili di brillanti, i sogni caddero sulla piccola anima di lei.

Ella pensò ancora a Priamo e sognò un luogo fantastico, una solitudine di roccie e di macchie illuminate dalla luna, ove poter vivere con lui. Egli era povero e cattivo: ella era molto ricca ed avrebbe potuto renderlo buono col suo amore.... Per un momento tutto brillò intorno a lei; poi d’un tratto tutto fu di nuovo buio. Ella credeva di peccare, pensando ad un uomo che non poteva sposarla; e un accesso di misticismo la piegò e la contorse. S’inginocchiò davanti alla finestra e il suo sguardo sembrò quello di una allucinata; e le sue labbra pronunziarono preghiere che parevano bestemmie. Domandava al Signore di farla soffrire, di punirla in ciò che aveva di più caro sulla terra, se si lasciava vincere dal peccato; e mentre pregava si ficcava le unghie nella palma della mano e di tanto in tanto batteva la fronte alla pietra del davanzale.

Fuori la luna grande e melanconica saliva sul cielo azzurro, come desiosa di allontanarsi il più che era possibile dalla terra per non vederne le miserie e gli errori.