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sene di nuovo, la richiamò e le disse: — tornate là. Ditele che non abbia paura.... e che io non le serberò rancore.... che se potrò le farò del bene. Zia, zia, — chiamò di nuovo, fissando la vecchia obesa con gli occhi scintillanti, — farò del bene a tutti.... amerò tutti, come fate voi.... amerò specialmente i disgraziati.... i peccatori.... come fate voi! Avevo sbagliato strada.... camminavo in un luogo brutto, ma sono arrivata sino al confine.... adesso voglio tornare indietro e fare un’altra via....
— Ha un po’ di febbre, — pensò la zia Itria andandosene.
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Verso le nove ritornò Luca. Gavina attese con curiosità che egli uscisse e poi rientrasse, dopo esser stato senza dubbio da Michela; ma egli uscì, rientrò, passò davanti all’uscio di lei senza fermarsi e continuò a salire le scale col suo passo incerto da vecchio.
— Luca non ha domandato di me, Paska? Non ha detto nulla?
— Nulla, — disse la vecchia, e si coricò per terra, ai piedi del lettuccio. L’attesa, l’agitazione, la ferita, davano un po’ di febbre a Gavina. Ella credeva sempre di sentire il passo del cavallo di Francesco, e solo dopo la