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— Io ti ho veduta nascere.... e tu mi respingi, nell’ora del pericolo....

— M’hai veduto nascere, ed ora vuoi vedermi morire! Va, bisogna fare un telegramma a Francesco: vuoi lasciarmi sola? Va e taci: altrimenti chiamo qualcuno dalla finestra.

Allora Paska parve ritornare in sè; le diede il cognac, le strofinò e le avvolse i piedi con pezze di lana, e infine si decise chiamare la zia Itria.

Da anni ed anni la vecchia obesa non entrava in casa di sua cognata: eppure, mentre saliva ansando le scale, e si avvicinava al lettuccio ove stava Gavina, il suo volto gonfio e i suoi piccoli occhi vivaci non esprimevano nè rancore, nè dolore, nè soddisfazione. Sfiorò con la mano calda e molle il viso della nipote curvandosi a fissarla negli occhi; poi le sollevò il labbro superiore e le guardò le gengive.

— È nulla, — disse.

— Sono ferita, — mormorò Gavina. E scorgendo dietro la spalla della zia Itria il viso desolato di Paska, aggiunse: — sono caduta.... da una scaletta.... bisogna avvertire Francesco. Paska, va.... al telegrafo.

Appena la vecchia fu uscita, la zia Itria disse:

— Lo vedi? Lo vedi? Perchè sei andata? Ella poteva ucciderti.... Che farai ora? La denuncierai?

— No, — rispose Gavina con forza.