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te; ed io, sciocca, piangevo con lui! Se non era una pazza, chi poteva fare così? Tu che eri savia, tu lo hai cacciato via; ed egli è venuto qui per disperazione. La stessa cosa fa Luca, adesso.... Ma egli.... ma egli....

— Dio! Dio! Basta, basta! Non continuare....

— Nooo, non basta! Ora che sei qui devo dirtele tutte! Perchè sei venuta, maledetta tu sii? Sei venuta per ridere? Adesso ti farò ridere io....

Gavina capì che era tempo di andarsene; fece qualche passo verso l’uscio e disse:

— Non ho alcuna voglia di ridere.... arrivederci!

Ma l’altra rise ancora, col suo orribile riso.

— Ah, te ne vai? Mi pare che tu abbi paura!

Il gattino, spaventato, sollevò il capo, spalancò i grandi occhi verdi, saltò giù dal letto e s’arrampicò alla finestra: la bimba, nella sua culla, gemette.

— Di che? — domandò Gavina, dominando il suo terrore. — Non gridare così, Michela! Perchè arrabbiarti tanto? Bada che svegli la bambina....

— Che te n’importa? Vuoi darle ancora il veleno?

Gavina si avvicinò all’uscio, ma ad un tratto balzò indietro, perchè Michela, a testa bassa, con le braccia tese indietro, le si slanciava contro come un toro infuriato.

— Non te ne andrai; non te ne andrai!