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saresti qui.... ti conosco, io! Passavi nella strada e cercasi di vedermi, o di farti vedere: non ci sei riuscita e sei venuta dentro. Ed ora che mi hai veduta e che ti sei fatta vedere, rallegrati pure. Tu sei grassa e felice.... io sono uno scheletro; lo vedi! (sollevò la lunga manica della camicia, e fece vedere il braccio sottilissimo e cereo, venato di turchino). Le male lingue mi han divorato le carni, mi hanno rosicchiato le ossa,... come fanno i cani.... e ora che sei contenta, vattene! E vattene!

Riallacciò il polsino della camicia, senza smettere un momento di fissar Gavina: le sue mani tremavano e il suo volto si coloriva e si scoloriva rapidamente, come se tutto il sangue le salisse alla testa e si ritirasse poi subito come un’ondata.

— Ti dico che ti sbagli! — ripetè Gavina con forza. — Io vorrei vederti sana e contenta!... E tu puoi ridiventarlo.... ed io sono qui per dirti che sarei felice di poter fare qualche cosa per te.... Se tu e Luca....

— Luca! Ti ripeto anch’io che tuo fratello non ha nulla di comune con me. Anch’egli può immischiarsi nei fatti suoi. Fra me e te non c’è Luca. Oh, no! C’era un’altra persona... che adesso non c’è più.... Però!... Oh, no, no, no, — disse poi, scuotendo nervosamente la testa — non c’è più nulla da dividere! A te tutti i beni, a me tutti i mali! E buon pro ti faccia! lo non t’invidio; io non vorrei essere