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tina con lei. Seduto su una seggiola troppo alta per lui, coi piedini penzoloni, guardava Gavina con adorazione, e per divertirla ripeteva, rifacendone i gesti e imitandone la voce, le prediche per «uomini soli» del canonico Sulis. Di tanto in tanto Paska attraversava la stanza e lo guardava con ostilità; poco prima di mezzogiorno Gavina lo mandò dalla zia Itria.

— Le porterai quest’ambasciata, senti bene. Le dirai così: la signora Gavina domanda se c’è nulla di nuovo e se essa deve o no venire.

Risposta dell’ambasciatore:

— La zia Itria dice: se la signora Gavina vuol venire venga, se non vuol venire non venga!

Altra ambasciata di Gavina:

— Dirai così alla zia Itria: dice la signora Gavina che la vostra non è una risposta seria. Che vuol sapere qualche cosa di preciso.

Risposta:

— La zia Itria dice che sta a cuocere i maccheroni e che vuol mangiarseli in santa pace!

Dopo quest’ambasciata Gavina congedò l’ometto, e nel pomeriggio ella stessa tornò dalla zia Itria, ma non la trovò in casa. Il nano, seduto davanti al piccolo tavolo, nel cortiletto, divorava un avanzo dei maccheroni che la vecchia aveva voluto mangiare in santa pace, ma non sapeva dove ella era andata; probabilmen-