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star lì tutta la notte, pronunziando parole di pace e d’amore, Luca l’avrebbe guardata sempre come una nemica. E sembrandole di esser ridicola ai suoi occhi stessi, uscì, senza dir altro, e andò a letto subito, ma non potè addormentarsi. Suo malgrado le parole di Luca e la sua triste profezia, sebbene dettate da un rancore insensato, la colpivano e l’umiliavano.

«Tu non puoi far che del male!» Un altro in una sera lontana le aveva detto le medesime parole, e la profezia si era avverata; ella non aveva fatto che del male. Provò un vago senso di superstizione, e le parve di essere come certe persone goffe, che non possono muoversi senza causare qualche danno intorno a loro.


III.


L’indomani mattina, mentre ella stava alla finestra, il nano si avvicinò al cancello di Elia e le accennò che aveva un’ambasciata per lei.

Gavina scese, ed egli le disse con mistero:

— La zia Itria la prega di andar subito subito da lei.

Ella andò, ed egli la seguì, timido e preoccupato, ma non entrò. La vecchia, che stava