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lancata, la palma nera su uno sfondo azzurro. La luna spuntava sulla montagna e le stelle scintillavano talmente che pareva oscillassero salutando commosse il pianeta sorgente. Si udivano, un po’ velati nel silenzio della notte calda, canti lontani e i gridi dei bimbi che giocavano nella strada. Erano voci di gioia e d’amore; e di tanto in tanto, tra il coro monotono dei canti notturni, squillava un grido alto e tremulo di passione selvaggia, che pareva un richiamo disperato, diretto a un essere irraggiungibile.
Gavina pregava per la pace della sua famiglia e ogni dieci «ave-marie» domandava una grazia speciale alla Vergine Santa: la salute per il vecchio babbo, la salute per la buona mamma, il ravvedimento del disgraziato suo fratello Luca; per gli altri peccatori sparsi nel mondo, niente! Non domandava niente neppure per lei, e credeva di fare con ciò un sacrificio. Ella era pronta a soffrire se Dio voleva così, ma intanto chiedeva a Dio solo ciò che era necessario alla sua pace domestica!
Di tanto in tanto, però, il grido appassionato che vibrava fra il coro dei canti notturni le ricordava Priamo: e allora dimenticava gli altri e pensava a sè; e all’ultima «posta» del rosario fu assalita dal desiderio di chiedere aiuto a Dio anche per colui che dimostrava di amarla senza speranza;