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lanconico perchè invecchiava; e che gli alberi tremassero perchè si avvicinava l’autunno. Le cose e le persone, che al suo ritorno le erano apparse umili e meschine, si ingrandivano ai suoi occhi, come cose e persone vedute in una strada dritta, dapprima lontane, poi sempre più vicine. E ogni cosa le ripeteva le medesime parole: «la vita è breve, s’invecchia, si soffre, si muore».

Allora uno sgomento infinito l’assaliva ed ella involgeva sè stessa nella pietà che sentiva per le cose intorno. Le pareva di non amar la vita, ma aveva paura d’invecchiare e di morire.

Una sera, mentre scendeva alla fontana con la serva, passando davanti al portone di Michela vide Luca nell’interno dell’androne, seduto a fianco del contadino; e sebbene Paska la tirasse per la veste, si fermò e disse a voce alta:

— Come state, zio Bustià? Mi riconoscete?

L’uomo si alzò e le porse la mano, dopo aversela pulita sulle brache di tela. Egli non era invecchiato: calmo e solenne, col cranio lucido, la barba tenuta con cura, sembrava, non un vecchio toccato dalla sventura e dal disonore, ma un patriarca soddisfatto di sè e fiero dei suoi discendenti.

— Se ti riconosco! — disse con la sua voce grave e ironico. Tu, piuttosto.... scusami se ti do ancora del tu, ma ti ho veduta nasce-