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tre Gavina parlava con la vecchia e pareva non curarsi più di lei, tese la manina e afferrò il ventaglio con un gesto rapace.
Zippuledda la guardava e rideva come un bimbo: quando si trattò d’andarsene la bambina si aggrappò alla vecchia e bisognò che il nano le promettesse di condurla «dallo zio Luca» perchè ella non piangesse più.
— Dà un bacio alla signora! su! Ti darà una bella cosa — egli le disse, avvicinandosi a Gavina.
La bimba curvò la testa. Allora Gavina le baciò i capelli che esalavano un odore come di erba secca; e quel profumo le ricordò la vigna, le macchie della brughiera arrugginite dall’autunno, il daino addomesticato e il canto del piccolo pastore....
*
Come in un giorno lontano, una mattina il canonico Sulis, mentre ritornava dalla cattedrale si fermò davanti alla finestra e chiamò Gavina por annunziarle la visita dei canonici Felix e Bellìa.
— Veramente.... veramente.... saresti dovuta, andar tu, da loro.
— Perchè? Una signora non deve far visite per la prima!
Rosso di collera il canonico sporse il brac-