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con la bastarda. Poco male, passi una volta, due, anche tre! Ma l’affare diventò un po’ seccante quando Luca pretese che io tenessi la bimba in braccio per delle ore. A momenti pretendeva che le dessi il latte! La mia padrona, certo, trovò da ridire: io gli domandai se impazziva. Allora egli si adirò. Sulle prime disse che voleva adottare la bambina, che voleva nominarla sua erede. Egli diceva: nessuno vuol bene a questa creaturina; tutti, persino il nonno, persino la madre, tutti la disprezzano e la respingono come un’appestata. Non c’è che la zia Itria, che le voglia un po’ di bene; ma la zia Itria ha da pensare ad altri. Ed io voglio raccogliere questa bambina, appunto perchè nessuno la vuole. Io m’infischio di tutti voi. Nessuno mi vuol bene; avrò almeno una figlia! — Io gli dicevo: e ti diranno che è tua figlia davvero, e che dovresti sposarne la madre! — Io scherzavo, s’intende: cioè ero arrabbiata, ma scherzavo. — Ebbene, e allora Luca dichiarò che voleva sposare Michela. E come si arrabbiava, quando io gli dimostravo che era pazzo! Un giorno lo chiamai cornuto, con licenza parlando.... egli fu preso dalle convulsioni.

Gavina ascoltava, ed a momenti rideva, ma subito dopo ridiventava pensierosa. Luca dunque aveva avuto lo stesso desiderio di lei: adottare la bambina, frutto del peccato mortale. Ecco che si rassomigliavano davvero, come