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interruppe Gavina. — Raccontami ora il fatto di Luca.

Paska, alquanto offesa per la poca confidenza di Gavina, cominciò a raccontare, passandosi di tanto in tanto un dito sugli occhi. Il romanzo di Luca era un po’ complicato. Poco tempo dopo la partenza della sorella egli era stato in casa del contadino per farsi indicare un metodo d’innesto. Voleva innestare in un tronco di mandorlo le marze del pesco, in modo che le pesche, invece del solito nocciuolo, producessero mandorle dolci. Il padre di Michela sapeva di questi misteri agricoli: fatto l’innesto (che però non gli era ben riuscito) Luca aveva continuato a frequentare la casa del Murru, ora con la scusa di vedere un cinghialetto allevato dal contadino, ora con la scusa di farsi prestare delle sementi. Un giorno era tornato a casa con la bimba di Michela fra le braccia.

— Com’è? È bella? — domandò Gavina.

— Come vuoi che sia il frutto del peccato mortale? È brutta.

— Ma se mi avete scritto che era bella!

— Ma chi te l’ha detto? Lui, rimbambito. Del resto, sarà bella, anche, ma per me è brutta come la figlia del diavolo. Ora senti. La prima volta tua madre fece buon viso alla bambina. Dopo tutto è una piccola cristiana, una creatura di Dio. Le diede anche un biscotto. Ed ecco, il giorno dopo Luca ritorna ancora