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passò un pastore a cavallo, e anche lui si fermò, diede pessime notizie del suo gregge, ricevette parole di speranza.

Tutti quelli che passavano si fermavano davanti al vecchio come davanti al rappresentante della provvidenza, sorridendogli e rivolgendogli parole affettuose e furbe.

Gavina intanto preparava le tazze sul vassoio. Quando i due canonici, accompagnati da un seminarista pallido ed alto, passarono davanti alla finestra, ella corse ad avvertire sua madre, che per ricevere le visite si avvolse la testa con un fazzoletto di seta.

Le visite furono ricevute nella camera terrena, che serviva anche da sala di ricevimento. Era la sola camera della casa arredata con un certo lusso, con tende alle finestre e pelli di cervo davanti al canapè. Sulla «console» antica, d’ebano, intarsiata di madreperla, una piccola Venere in gesso reclinava sull’omero la testina soave, e con la mano si raccoglieva il velo sul grembo, sotto il piccolo mantello di seta azzurra a frangie d’oro con cui la signora Zoseppa l’aveva coperta. E in una scansìa a vetri, chiusa a chiave, si vedevano molti libri rilegati, un po’ in disordine, appoggiati gli uni sugli altri come stanchi o addormentati.

I due canonici, il seminarista, il signor Sulis e la signora Zoseppa sedettero in circolo, e dopo i complimenti d’uso tacquero peral-