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se in una crudele ansietà. Di notte non dormiva, e fra lo scroscio continuo del vento gli pareva di udire rumori e fucilate. I ladri venivano, circondavano la chiesa, uccidevano il guardiano e rubavano i tesori del Santo. Ciò non era accaduto mai, ma poteva accadere. Siamo in tempi tristi: i sacerdoti stessi son diventati violenti e sacrileghi.

Zio Sorighe sentiva il suo cuore battere convulso, e si stringeva al petto le chiavi della chiesa e delle casse, ma neppure queste chiavi, spesso richieste dai pastori che le adoperavano come toccasana per il bestiame malato, lenivano il suo dolore. Egli pensava: sono uomo di poca fede! Poi si calmava, usciva nell’atrio, e guardava a lungo la luna che scendeva da nuvola a nuvola come fra le roccie d’una montagna aerea.

L’anno passò e nessuna disgrazia accadde. Egli si rinfrancò.

Una sera il pastore porcaro che aveva il suo ovile all’altra estremità del bosco, gli portò la solita provvista di pane d’orzo e una bisaccia di patate.

— Che nuove al paese? — domandò zio Sorighe.

— Nuove di freddo! Chiudetevi ben dentro nella vostra tana perchè avremo neve per otto giorni!

Cominciò infatti a nevicare, e tutta la montagna si coprì d’un vello candido, come un