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entro il corpo lacerandogli e pestandogli le viscere.

Col sopraggiungere dell’autunno il suo male si acuì. Egli soffriva anche quando tutto era quieto intorno. Diventò melanconico. Lunghi veli di nebbia gli impedivano di vedere i fuochi dei pastori e dei contadini lontani; il tuono rombava, i lampi sventolavano come drappi d’oro fra la nebbia: pareva che la bella stagione se ne andasse sopra un carro pesante, sul quale raccoglieva rumorosamente le sue cose belle, come i festajuoli dopo la festa. Poi tutto fu silenzio. Le foglie non cadevano perchè gli elci le cambiano a primavera, ma diventano scure, e quelle che coprivano il suolo marcivano: tutto era triste. Raccogliendo legna nel bosco egli si spingeva fino alle coste donde si scorgeva il villaggio rossastro come una macchia di ruggine in fondo alla sua conca grigia. Lo stradale si slanciava attraverso la valle e la brughiera desolata come un filo che attaccasse il piccolo paese al resto del mondo. Egli era nato laggiù, ed in una sua canzone si rassomigliava appunto allo stradale, che attraversa «baddes» e «arturas»1 tocca i paesi e non si ferma che in riva al mare.

Una mattina ai primi di novembre, il nuovo vice-parroco del paesetto salì sulla montagna seguito da qualche donnicciola e ce-

  1. Valli e alture.