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no e parlavano male della zia Itria. La signora Zoseppa «così severa con tutti» era severissima con sua cognata.
— Il Signore l’aiuti: ella è stata sempre così leggera, spregiudicata, amica della mala gente. Le par sempre di camminare in pianura, e non si accorge che inciampa ad ogni passo. Suo fratello il canonico, che pure non è molto severo colla gente cattiva, dice....
Il canonico Sulis usciva in quel momento dal suo portone sconquassato. Sebbene canonico, egli pareva un miserabile prete di campagna; la sua sottana era unta, il cappello spelacchiato; ma il suo viso roseo, paffuto, dal piccolo naso all’in sù e la piccola bocca sorridente, dava un senso di giocondità a chi lo guardava
— E tuo padre? — domandò, appoggiando la pancia sporgente all’inferriata dietro la quale stava Gavina.
— Dorme ancora, — ella disse ritraendosi, ma non in tempo per impedire allo zio di tirarle la treccia. — E lasciatemi, zio! Mi fate male!
— E tu raccoglieli questi capelli. È tempo, sei grande ora! Voglio vederti pettinata come una ragazza per bene, non con la coda, così, come i cavalli.
Egli tirava e rideva. Prima di allontanarsi le annunziò: