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Tranne il signor Zanche, i Fais non avevano altra conoscenza intima, altro amico su cui poter contare in un momento di bisogno. Francesco conosceva tutta la folla cangiante, malaticcia, indifferente, affrettata o rassegnata, che anima il Policlinico; egli era di carattere socievole e in treno, nei teatri, nei luoghi pubblici, ovunque si trovasse in compagnia di gente sconosciuta, intavolava discorso col suo vicino. Ma non aveva amici intimi e non ne aveva mai avuti. Nei primi tempi dopo il suo matrimonio egli si dava pena per Gavina, e cercò relazioni, e la condusse nei salotti, sembrandogli suo dovere combattere anzichè favorire l’istinto antisocievole di lei: ma presto si convinse che i suoi sforzi erano inutili. Gavina si annoiava in mezzo alla gente. Taceva, non per non saper parlare, ma perchè non aveva nulla da dire, e rispondeva con un sorriso beffardo se le rivolgevano qualche complimento.
Ella aveva sempre nutrito un vero disprezzo per la sua persona, s’era creduta brutta e antipatica, non si era mai curata di far valere i suoi pregi fisici e di nascondere i suoi difetti, ed a questa abitudine, diventata oramai