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sco si curvava sul letto coperto di neve. Ella pensava: «è la febbre» e cercava di calmarsi, di riordinare le sue idee.

Le pareva che la sua testa e il suo corpo si alleggerissero e diventassero quasi diafani ma così fragili che ella non poteva muoversi per timore di rompersi qualche membro. Pensava a ciò che avrebbe fatto dopo la sua guarigione, e tutto il suo avvenire le appariva diverso da quello che sempre aveva sognato.

Sentiva una confusa smania di vita, un bisogno di muoversi e di godere. Era decisa di abbandonare le sue abitudini religiose. Le pareva di non credere più in Dio, e questo pensiero invece di recarle terrore le dava come un senso di sollievo. Ma una mattina si svegliò dopo aver dormito profondamente tutta la notte, e si guardò attorno meravigliata. Le pareva di essersi coricata la sera prima e di aver fatto molti brutti sogni. Era sola nel gran letto tiepido; grosse goccie di pioggia battevano sui vetri, ma il cielo era grigio e azzurro e luminoso. E volle alzarsi, ma appena mise i piedi sul tappeto sentì un formicolìo strano assalirla dalle gambo alla testa come se dentro il suo corpo vibrassero mille corde metalliche, e gli occhi le si velarono. In quel momento ricordò le sue visioni, i sogni, i proponimenti fatti in delirio; ricordò di aver raccontato a Francesco tutta la storia del suo amore con Priamo, provò un senso