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cesco sogghigna e gli domanda se con Gavina si sono già bisticciati e se ella lo ha già costretto a fuggire....

Anche in sogno ella pensava a Francesco e le pareva di esser con lui nell’orto del canonico Bellìa, dietro la roccia; entrambi decifravano la lettera di Priamo, ed ella si accorgeva che i caratteri eran stati alterati.

Francesco era partito il giovedì: il sabato le mandò un telegramma:

«Riavuta lettera. Ripartirò domani mattina».

L’indomani altro telegramma:

«Riparto. Tutto fatto. Sta’ tranquilla».

Allora si sentì tranquilla. Se egli ripartiva tutto era finito; una vita nuova cominciava, ed ella si sentiva quasi felice, o almeno piena di speranze e di buoni propositi, come un convalescente. Verso il tramonto uscì e vagò a lungo, spinta da un desiderio di vita e di moto; camminò rasente ai muri, per via Venti Settembre, scese per le Quattro Fontane, risalì per via Veneto. Era un crepuscolo mite e luminoso. Una rosa s’affacciava sul muro di un giardino, e pareva sognasse come una fanciulla. S’udivan rumori lontani, scroscianti, come se la città fosse circondata di cascate; ma il viale era quasi deserto. Sul cielo violetto, attraverso i rami spogli degli alberi, saliva la luna d’oro circondata da alcune stelle verdognole. Ad un tratto, sul marciapiede chia-