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dava con tristezza: anch’egli prese in mano la cartolina e la guardò fisso; poi sollevò gli occhi e incontrò quelli di lei. Non parlarono, ma compresero a vicenda la loro crescente inquietudine.

La mattina dopo, appena si alzò, Francesco trasse il suo portafoglio e contò i denari che aveva.

— Tu hai abbastanza denari, Gavina? E dunque bisognerà andare? Che dici?

Ella non rispose: pensava alla sorpresa e allo spavento che avrebbe provato sua madre rivedendola così presto, ai commenti del canonico Sulis e alle chiacchiere del paese. Francesco rimise in tasca il portafogli, la guardò e le fece un segno di addio.

— Avrai paura a star sola?

— Come, sola? Non verrò anch’io?

— Che cosa vieni a fare? — egli disse pacatamente. — Il canonico Bellìa, tu lo capisci bene, non tiene conto della tua minaccia d’andargli a fare una visita. Vedendoti comparire proverebbe un’emozione troppo forte. Lascia dunque che la visita gliela faccia io solo: hai promesso di seguire i miei consigli.

— Fa come credi. Ma egli potrà dire che non ha a che fare con te.

— Tu non pensare a quello che egli potrà dire. Tu devi soltanto promettermi di stare tranquilla, nei quattro giorni che io starò assente. Hai paura?