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stra socchiusa della stanza da pranzo. L’ombra calda del pomeriggio invadeva la strada solitaria: dal balcone mezzo rovinato del canonico Sulis si spandeva un odore di garofani e di basilico.

I pomeriggi estivi son lunghi e lenti, per chi ha poco da fare. Come passare il tempo, se non facendo la calzetta? E Gavina prese la calzetta e ne contò le magliette per dividerle e cominciare il calcagno.

C’era una maglia in più: dove metterla? L’importante questione rimase per un momento insoluta, perchè rientrava la signora Zoseppa, seguita quasi furtivamente da Luca. Piccolo, molto grasso per la sua età, col viso pallido e gonfio e gli occhi turchini rotondi e imbambolati, egli sarebbe parso un vecchietto, senza i baffi neri che gli spiovevano come una frangia sulla bocca semiaperta. Si vedevano i suoi denti guasti di alcoolizzato. Dai suoi capelli neri in disordine e dalle pieghe del suo vestito di stoffa inglese mal tagliato, s’indovinava che egli si ora buttato sul letto senza spogliarsi, dormendovi a lungo il sonno degli ubbriachi.

Senza badare a Gavina, mentre sua madre andava nella dispensa in cerca d’una piccola bisaccia, egli si avvicinò alla tavola e ne aprì il cassetto. Ma rosicchiò appena un pezzo di pane, e respinse le altre vivande, quasi gli destassero nausea. Poi andò e aprì ilguarda-