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dalla sua gola uscì come il rumore stridente d’una lima, poi una tosse rauca e forzata. Allora cominciò a far cenni a Gavina, per domandarle scusa; ma Francesco le respinse la testa, sul guanciale e gridò con durezza:
— Sta ferma! Se non guarisci presto mi prenderò un’altra cameriera!
Gavina però sorrise all'ammalata e le disse pietosamente:
— Non crederlo: ti aspetteremo, guarisci presto.
Nel letto attiguo giaceva una donna giovane, il cui viso d’un roseo acceso spiccava fra una massa di capelli neri ondulati. I suoi grandi occhi scuri brillavano e parevano sorridenti; una striscia di pelle, con una placca argentea, le circondava il collo nudo. Mentre Gavina la osservava, l’infelice, da pochi giorni operata di un tumore alla gola, fu presa da una crisi nervosa: allora Francesco aiutò l’infermiera a toglierle la placca dalla gola squarciata ed a cambiar la cannula, e Gavina vide il buco nerastro, e le parve di soffocar anche lei. Uscì quasi fuggendo dal camerone, vide altri ed altri malati; in una sala operatoria osservò che il pavimento si abbassava agli angoli, quasi per lasciar meglio scorrere il sangue dei pazienti, e una tristezza infinita la vinse. Per tutta la sera pensò all'ammalata sulla cui gola pareva che il dolore avesse applicato il suo spaventoso sigillo.